La Camera ha approvato in via definitiva il decreto legge per il contrasto alla criminalità organizzata e all’immigrazione clandestina, a partire dalla presenza di militari in chiave anti-camorra in Campania. I voti a favore sono stati 281 e quelli contrari 204. Il decreto era stato approvato dal governo il 2 ottobre, pochi giorni dopo la strage di immigrati africani a Castelvolturno, nel casertano.
Questi i punti principali del testo:
Invio di militari Il dl prevede l’invio di un massimo di 500 militari in aree in cui, a fronte di un’emergenza criminale, sia necessario assicurare un più efficace controllo del territorio. La missione del contingente scade il 31 dicembre.
Immigrazione clandestina Saranno costruiti nuovi centri di identificazione ed espulsione. Per la loro realizzazione sono stati stanziati sono stati stanziati 3 milioni di euro per il 2008 e 37,5 milioni negli anni 2009 e 2010. In totale, per la lotta all’immigrazione clandestina saranno disponibili 3 milioni per il 2008, 37,5 milioni per il 2009, 40,47 milioni per il 2010 e 20 milioni a partire dal 2011.
Fondo per le vittime della mafia È stato disposto un aumento straordinario di 30 milioni di euro del Fondo di solidarietà alle vittime dei reati mafiosi. Le risorse, chiarisce il testo, possono essere attinte anche al fondo di solidarietà per le vittime dell’usura. Non avranno diritto ad aiuti i coniugi, affini o conviventi di persone coinvolte o condannate per attività criminali, mentre potranno usufruirne i parenti, per un errore formalenon corretto.
Intercettazioni I provider sono autorizzati a conservare fino al 31 marzo 2009 i dati sul traffico telematico. A partire da quella data, poi, i gestori di telefonia dovranno conservare per 30 giorni i dati sulle chiamate senza risposta e i provider rendere disponibili i dati telematici dei loro utenti.
Giudici onorari Ai giudici onorari è stata attribuita un’indennità di 98 euro per le udienze svolte nello stesso giorno, più altri 98 euro se l’impegno giornaliero supera le 5 ore.
venerdì 28 novembre 2008
I FATTI DEL BUONGOVERNO: Il decreto legge per la sicurezza è legge
GELMINI: Dal nostro decreto legge una svolta per l'università italiana
“Il primo passo di una rivoluzione.” E’ questo l’auspicio del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini, espresso durante il suo intervento nell’Aula del Senato dove e’ all’esame il decreto legge con le misure urgenti per universita’ e ricerca.
"Da vent’anni si parlava di come legare il merito alla carriera dei professori e di come vincolare i finanziamenti all’universita’ in base a parametri che ne valutassero la qualita’" ha ricordato la Gelmini, sottolinando che il suo provvedimento va proprio in questa direzione. Ma non e’ che un primo passo: ora serve "la riforma piu’ ampia" di "un sistema che oggi e’ paralizzato". Da qui la proposta di "aprire immediatamente un confronto ad ampio raggio" con il mondo accademico, la maggioranza ("salda nella spinta riformatrice") e l’opposizione (che "ha contribuito positivamente alla messa a punto del testo del dl") "per riflettere con spirito profondamente riformatore su come voltare pagina". L’obiettivo e’ ambizioso: quello di "un cambiamento piu’ volte tentato" dai suoi predecessori "e rimasto incompiuto". La Gelmini ha citato Ruberti, Berlinguer e Moratti nei confronti dei quali si e’ posta "in una linea di continuita’". Quanto al provvedimento che porta la sua firma, segnera’ "una svolta all’insegna del rigore e del riconoscimento del merito" ed e’ la "migliore risposta a chi in buona o in mala fede" ha dichiarato che il governo tagliava i fondi per il diritto allo studio. Questo il contentuto della legge.
Le universita’ che spendono in stipendi piu’ del 90 per cento dei finanziamenti statali (fondo di finanziamento ordinario) non potranno bandire concorsi ne’ assumere personale. La norma vuole porre un freno alle gestioni finanziarie non adeguate di alcune universita’, soprattutto nel rapporto entrate-uscite. Scatta invece una deroga al blocco del turn over per le universita’ "virtuose": il limite annuale di spesa per le nuove assunzioni di personale e’ fissato in misura corrispondente al 50 per cento della spesa relativa al personale a tempo indeterminato che ha cessato il servizio nell’anno precedente. (Il blocco del turn over e’ a quota 20 per cento nelle altre amministrazioni). Ciascuna universita’, stabilisce il dl, destina tale somma per una quota non inferiore al 60 per cento all’assunzione di ricercatori e per una quota non superiore al 10 per cento all’assunzione di professori ordinari. Per le assunzioni ci si puo’ avvalere anche dei contributi di soggetti privati. I bandi di concorso per posti da ricercatore gia’ emessi (2.300) sono esclusi dal turn over, cosi’ come gli enti di ricerca.Al fine di garantire maggiore trasparenza nei concorsi cambiano le regole per la composizione delle commissioni che devono giudicare gli aspiranti professori universitari di prima e seconda fascia. Saranno composte da un professore ordinario nominato dalla facolta’ che ha richiesto il bando e da quattro professori ordinari sorteggiati in una lista di dodici commissari eletti fra i professori ordinari appartenenti al settore scientifico-disciplinare oggetto del bando. Sono esclusi dal sorteggio relativo a ciascuna commissione i professori che appartengono all’universita’ che ha richiesto il bando. Per quanto riguarda il reclutamento dei ricercatori, in attesa di un riordino organico del sistema, le commissioni saranno composte da un professore ordinario o da un associato nominato dalla facolta’ che richiede il bando e da due professori ordinari sorteggiati in una lista di commissari eletti fra i professori appartenenti al settore disciplinare oggetto del bando in numero triplo rispetto al numero dei commissari complessivamente necessari nella sessione. Anche in questo caso sono esclusi dal sorteggio relativo a ciascuna commissione i professori che appartengono all’universita’ che ha richiesto il bando. Una commissione nazionale dovra’ controllare le operazioni di sorteggio che saranno pubbliche. Le nuove commissioni valgono anche per i concorsi gia’ banditi, per i quali sono stati riaperti i termini per la partecipazione, fissando al 31 gennaio 2009 la scadenza per la presentazione delle domande.
A partire dal 2009 il sette per cento del fondo del finanziamento ordinario e del fondo straordinario della Finanziaria 2008 sara’ distribuito alle universita’ migliori, prendendo in considerazione la qualita’ dell’offerta formativa, della ricerca scientifica e delle sedi didattiche. Le modalita’ di ripartizione saranno individuate da un successivo decreto, sentiti il Civr (Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca) e il Cnvsu (Comitato nazionale valutazione del sistema universitario). Gli atenei dovranno garantire trasparenza nei bilanci. I rettori in sede di approvazione del bilancio consuntivo dovranno anche pubblicare i risultati delle attivita’ oltre che i finanziamenti ottenuti da soggetti pubblici e privati. Le relazioni dei bilanci dovranno essere pubblicate sui siti degli atenei e inviate al ministero dell’Istruzione. La mancata pubblicazione sara’ un punto di demerito al fine delle assegnazioni dei finanziamenti. Fra le misure che vanno in questa direzione ci sono: l’istituzione dell’anagrafe delle pubblicazioni scientifiche aggiornata annualmente, gli scatti automatici dello stipendio dei docenti condizionati all’aver prodotto pubblicazioni scientifiche nell’ultimo biennio (in caso contrario lo scatto viene dimezzato). Pubblicazioni che diventano un requisito anche per far parte delle commissioni esaminatrici dei concorsi. I professori e i ricercatori che non pubblicano per tre anni restano esclusi anche dai bandi Prin, quelli di rilevanza nazionale nella ricerca.
lunedì 24 novembre 2008
Scende ancora il prezzo del petrolio
Finalmente il prezzo del barile di petrolio, dopo quasi due anni di attesa, si è riportato sotto i 50 dollari al barile, dopo il superamento dei 150 $ registrati nel corso dell'estate scorsa: questo non potrà far altro che portare dei benefici in termini economici ai consumatori finali, ovvero ai cittadini.
Già dall'inverno passato, infatti, il caro petrolio aveva iniziato a colpire le tasche delle famiglie italiane, passando dagli aumenti sulle bollette del gas a quelli sulle forniture di energia elettrica, fino ai rincari sui carburanti, campo in cui si è pressoché annullata la differenza di prezzo tra benzina verde e diesel e dove si è arrivati a sborsare oltre 1,50 €/l, con negative conseguenze di tipo economico su ogni rifornimento effettuato. Inoltre la correlazione tra i rincari di materie prime e quelli dei beni primari non ha fatto altro che peggiorare la già difficile situazione del paese, amplificando la cosiddetta «crisi della terza settimana».
Bisogna tuttavia sottolineare che in termini percentuali il prezzo del barile è aumentato in misura maggiore rispetto ai suoi derivati: questo grazie alla forza dell'euro rispetto al dollaro, che ci ha permesso di risentire in maniera meno accentuata, ma pur sempre significativa, degli effetti economicamente negativi. Al momento, dunque, un così brusco calo del prezzo del petrolio non potrà non dare una boccata d'ossigeno alle tasche degli italiani. Gli effetti positivi si avranno sia nel campo dei carburanti (il prezzo è nuovamente circa 1,20€ al litro), sia in quello delle forniture elettriche e di gas, che si riveleranno più economiche a partire già dal prossimo anno.
Ognuno di noi, ovviamente, si augura che i prezzi continuino a rimanere sulla soglia dei 50$/barile, più che altro per ammortizzare i costi eccessivi maturati nei mesi scorsi; non dimentichiamo che, oltre al cittadino, anche le imprese ne hanno risentito in maniera significativa; basti pensare agli autotrasportatori od alle compagnie aeree che traggono profitti proprio grazie all'utilizzo dei carburanti: si sono registrati rincari sia per quanto riguarda i beni di prima necessità sia nelle offerte delle compagnie low cost. Complice anche la difficile situazione internazionale, è normale che tutto questo si sia tradotto in un drastico calo dei consumi.
Ma cosa ha portato ad una così brusca picchiata delle quotazioni del greggio? Una inaspettata crescita di scorte da parte degli Stati Uniti, quindi un eccesso di offerta rispetto alla decrescente domanda degli ultimi tempi. Se il cittadino da tutto ciò trae molti benefici, non è così per le compagnie petrolifere, per le quali il prezzo del barile dovrebbe rimanere tra i 75 e i 90 dollari. Per fare in modo che questo accada, visto l'eccesso di offerta, l'unica via percorribile è quella del taglio di produzione, ipotesi auspicata da grandi produttori come Qatar e Iran; tuttavia questo potrebbe riaprire le porte alla speculazione, facendo innalzare nuovamente il prezzo al di sopra della soglia massima stabilita. I paesi aderenti all'Opec si riuniranno il 29 novembre al Cairo, in Egitto, per discutere sul da farsi.
C'è da aspettarsi che vengano prese misure che porteranno ad un innalzamento del prezzo del greggio, tuttavia, se si rimanesse all'interno del range stabilito, continueremmo comunque a trarne benefici, aspetto significativo per tutte quelle fasce deboli che, soprattutto nell'ultimo anno, hanno risentito delle turbolenze che hanno colpito tutti i settori indiscriminatamente. Da quest'ultima crisi internazionale è inoltre emerso, in modo molto chiaro, che è reale il bisogno di prendere posizioni più etiche e meno speculative per quanto riguarda i mercati finanziari, altrimenti la nefasta previsione dei 200 dollari/barile sarebbe solo rimandata a data da destinarsi.
[Ragionpolitica.it]
domenica 23 novembre 2008
FATTI & MISFATTI: Così il governo combatte l'evasione fiscale
“Crolla il gettito perché l’evasione ha ripreso ad aumentare”, ha pontificato Vincenzo Visco. Dall’ombra (del “ministro” Bersani) e dall’oltretomba (dell’ex ministro di Prodi) l’opposizione moltiplica i suoi sforzi per far passare il messaggio, bugiardo, secondo il quale questo governo non contrasta a dovere l’evasione. Non è vero, naturalmente: entrambi si esercitano nello sport di dare i numeri piuttosto che di citare le cifre, perché darebbero loro torto.Le bugie hanno le gambe corte, soprattutto quando si scontrano con i dati ufficiali di Bankitalia e con i contenuti dell’audizione di Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate, dinanzi alla commissione Finanze della Camera. Ecco la verità.
• Nei primi otto mesi del 2008 nessuna “forte frenata” delle entrate tributarie, ma soltanto una tempistica diversa da anno ad anno. Nel 2007 i contribuenti soggetti agli studi di settore hanno usufruito di una proroga dei versamenti all’8 agosto, mentre quest’anno il termine ultimo era fissato al 16 luglio. Rendendo omogenei i dati, emerge una diminuzione del gettito di circa un miliardo, dovuto essenzialmente alla contrazione dell’Iva (c’è la crisi, se ne sono accorti Bersani e Visco?) e non a una fantomatica resa agli evasori. La frenata ulteriore, se cisarà, verrà prodotta dal rallentamento dell’economia reale (come in ogni parte del mondo).
• La lotta all’evasione continua ed è testimoniata dall’aumento degli incassi sia da ruoli (+13,5%) sia da accertamenti e da altri istituti deflativi (+34%). In valori assoluti la lotta all’evasione è stata pari a 3,7 miliardi contro i 3 miliardi dello scorso anno. Befera ha precisato che “la crescita ha caratterizzato anche il terzo trimestre del 2008”.
• Sempre in questi otto mesi l’Agenzia delle entrate ha eseguito oltre 130mila accertamenti in materia di Iva, Irap e imposte dirette per una maggiore imposta accertata di 5,7 miliardi. “Gli accertamenti fiscali sono più che raddoppiati e le maggiori imposte sono quadruplicate rispetto allo stesso periodo del 2007” (ancora Befera).
• Quanto alla Corte dei Conti, che aveva segnalato come all’appello dei 26 miliardi promessi dai contribuenti con le adesioni ai condoni 2003-2004 mancassero 5,2 miliardi, l’Agenzia delle entrate ha tempestivamente precisato che tutti i ruoli sono stati consegnati a Equitalia, la quale ha provveduto a notificare le relative cartelle di pagamento: “La procedura di riscossione è pertanto pienamente in corso”.
• Nel frattempo, a conferma dei progressi della lotta all’evasione fiscale, si moltiplicano accordi e protocolli d’intesa fra Agenzie delle entrate e Comuni (molti “rossi”). Questo grazie al decreto legge 112/08 del governo Berlusconi, che ha introdotto significative novità per coinvolgere gli enti locali nell’azione di contrasto e repressione dell’evasione. Il primo tentativo in tal senso, fatto con la finanziaria 2006 di Prodi, era rimasto in buona parte inattuato. Tantissime ora le adesioni: i Comuni dell’Emilia e della Sardegna, grandi realtà come Torino e Palermo, una moltitudine di altri amministrazioni locali.
• Dopo l’era Visco, la cui cifra è stata quella della “complicazione” e di una produzione abnorme di disposizioni, la gestione Tremonti si prepara a una rivoluzione copernicana nei rapporti con il contribuente: semplificazione degli adempimenti, riduzione al minimo (fino teoricamente ad azzerarle) delle difficoltà e delle disfunzioni che possano arrecare disagio ai cittadini. Una riorganizzazione in nome dell’efficienza che comincerà a svilupparsi nel 2009 per esser completata nel biennio 2010-2011. Una macchina fiscale non “contro” il cittadino (stile Visco), ma “per” il cittadino (onesto). L’obiettivo è quello di innalzare al massimo livello l’ adempimento spontaneo degli obblighi tributari. La complicazione normativa è lo stagno nel quale sguazzano e ingrassano gli evasori. La semplificazione è la migliore arma per togliere loro l’ ossigeno. Si contrasta l’evasione non con l’arma del “terrore” nè sparando nel mucchio, ma alleandosi con il contribuente onesto e sviluppando un’azione mirata laddove si annida l’ illegalità fiscale. Non con la ricetta Visco, ma con la ricetta Tremonti. Checchè ne dicano le voci dall’ombra e dall’oltretomba.
venerdì 21 novembre 2008
Lospinuso: i fondi per i servizi sociali tagliati da Vendola
Una dimenticanza di Costantino
Riceviamo dal consigliere Regionale e Presidente Provinciale AN di Taranto Pietro Lospinuso e pubblichiamo. “Con riferimento alle politiche sociali della Regione, devo ricordare al Collega Costantino che il Governo Regionale da lui sostenuto, dopo avere bloccato –sulla pelle dei Pugliesi bisognosi- per un anno e mezzo le leggi esistenti con i relativi fondi e “Piani di zona” (in attesa di una riforma risoltasi di fatto in un’equiparazione surrettizia di ogni genere di convivenza alle famiglie naturali e di ogni genere di immigrati ai cittadini pugliesi), con il Bilancio 2008, a seguito anche dei tagli operati dal Governo- Prodi ai trasferimenti alle Regioni (per la Puglia, 90 milioni di euro), ha drasticamente tagliato i fondi per i servizi sociali, di fatto vanificando le sue stesse leggi.
[Corriere del Giorno]
mercoledì 19 novembre 2008
TREMONTI: Riduzione dei telefonini e delle auto blu per tagliare gli sprechi negli enti pubblici
Telefonini centellinati e meno auto blu. Riduzione delle spese della politica, come quelle per gli organi collegiali, e taglio del 20% del dirigenti più alti in grado. Ma anche il dimezzamento delle spese della carta impiegata per relazioni e pubblicazioni, un uso più deciso delle e-mail per ridurre le spese postali, un turn-over pari al solo 10% per il personale in uscita (che sale al 20% per le università) nonché il contenimento delle spese per l’approvvigionamento di combustibile per riscaldamento e per le bollette dell’energia elettrica. Scatta il piano del ministro dell’Economia Giulio Tremonti per contenere nel 2009 la spesa pubblica, attuando quanto previsto dalla manovra approvata in estate. Con una corposa circolare, firmata di suo pugno e diffusa dalla Ragioneria dello Stato, il ministro invita così le amministrazioni a tener conto delle novità - alcune introdotte nel passato ma con impatto dal 2009 - nel predisporre i bilanci di previsione per il prossimo anno.
Luce e riscaldamenti. Sarà necessario adottare misure di “contenimento delle spese per l’approvvigionamento di combustibile per riscaldamento e per l’energia elettrici in modo tale da conseguire risparmi in linea con quelli che devono conseguire le amministrazioni statali tenuti ad effettuare gli acquisti tramite con convenzioni Consip”, cioè con le aste on rete gestite dalla controllata del Tesoro.
Taglia-carta. Le amministrazioni pubbliche dovranno ridurre del 50% la spesa rispetto al 2007 per la stampa delle relazioni e di ogni altra pubblicazione che viene distribuita gratuitamente o inviata ad altre amministrazioni. Addio poi alla Gazzetta Ufficiale su carta: l’abbonamento dovrà essere telematico.
Verifica cellulari. Nei piani triennali che le amministrazioni devono predisporre per razionalizzare l’utilizzo di beni devono essere “indicate le misure dirette a circoscrivere l’assegnazione di apparecchiature di telefonia mobile ai soli casi in cui il personale debba assicurare, per esigenze di servizio, pronta e costante reperibilità e limitatamente al periodo necessario” Dovranno essere individuate “nel rispetto della normativa sulla tutela della privacy, forme di verifica anche a campione, circa il corretto utilizzo delle relative utenze”.
Meno dirigenti. Scatta la tagliola per i dirigenti: quelli di fascia alta vanno ridotti del 20%, gli altri del 15%. Va rideterminata così anche la pianta organica. C’è poi il taglio del 10% per il personale con compiti logistico-strumentali.
Tetto 3% a manutenzione sedi. La spesa per manutenzione ordinaria e straordinaria non potrà eccedere il 3% del valore dell’immobile e scende all’1% per la sola manutenzione ordinaria e per le sedi prese in affitto.
Auto blu ‘cumulative’. Vale anche per il 2009 la norma che prevedeva un taglio del 50% rispetto al 2004 delle spese di “acquisto, manutenzione, noleggio ed esercizio” delle auto di servizio. Viene consigliato anche “il ricorso, previa verifica di fattibilità, a mezzi alternativi di trasporto , anche cumulativo”.
Consulenze e sponsorizzazioni. Parte dal prossimo anno il taglio del 30% rispetto al 2004 della spesa sostenuta per le consulenze a soggetti esterni alla p.a. (ma università e ricerca sono esclusi da questi limiti). Diventa operativa anche la riduzione del 30%, rispetto al 2007, delle spese per sponsorizzazioni, anche per le società pubbliche controllate.
Spese politica. Scattano limitazione per l’istituzione di “organismi collegiali”, per i quali va valutata la reale utilità. In ogni caso la spesa dovrà essere il 30% di quella sostenuta nel 2007. Taglio del 50% anche per il compenso ai dipendenti dovuti all’attività di componente o di segretario di collegi arbitrali.
Ora posta on line. Il ministro ricorda che saranno effettuati controlli a campione dal Cnipa sull’utilizzo delle e-mail al posto delle vecchie lettere. Nel caso non si rispettino i parametri fissati dal 2007, “verrà applicata una riduzione del 30% delle risorse stanziate per l’invio di corrispondenza cartacea” Turn over contingentato. Ogni dieci dipendenti che escono dalla Pa ne potrà essere assunto solo uno. E anche la spesa dei neo-assunti non potrà superare il 10% di quella del personale andato via. Il limite è però un po’ più alto per le università (il 20%)
Aumenti al 3,2%. Nel redigere il bilancio 2006 le amministrazioni dovranno appostare una somma pari al 3,2% del monte salari da corrispondere come aumenti retributivi per i rinnovi contrattuali
BERLUSCONI: Vedo con molto favore una collaborazione tra Alitalia e Lufthansa
"Con il Cancelliere tedesco, Angela Merkel, abbiamo parlato del dossier Alitalia e ci siamo trovati d’accordo: entrambi vediamo con molto favore una collaborazione tra Alitalia e Lufthansa". Cosi’ si è espresso il premier Silvio Berlusconi che rispondedo ad una domanda dei giornalisti, al termine del vertice italo-tedesco di Trieste, ha tuttavia precisato che la decisione spetta a Cai. Il Governo vede con favore un accordo con Lufthansa, anche perche’ la compagnia tedesca ha "molti punti di convergenza, soprattutto per quanto riguarda Malpensa"
Il presidente Berlusconi ha inoltre parlato degli ipotizzati interventi nazionali sul settore automobilistico. "Per ora noi riteniamo che non si debbano fare interventi in questa direzione. Peraltro non lo escludiamo neppure, vediamo come si comporterà il mercato prossimamente. Ma per quanto riguarda la situazione attuale non sono previsti per ora interventi in questa direzione".
TOP TEN DELLE PRESENZE ALLA CAMERA: Otto deputati su 10 sono del Popolo della Libertà
Il sito ufficiale della Camera ha pubblicato i dati delle presenze dei deputati alle operazioni di voto.Tra i deputati piu’ presenti, al netto delle missioni, spicca che 8 di essi appartengono al Popolo della Libertà. Ed ecco la “top ten”:
1) Rosy Bindi (PD) 365; *2) Antonio Leone (PDL) 862; *3) Gaetano Nastri (PDL) 1.559;4) Mariella Bocciardo (PDL) 1.558; 5) Maurizio Lupi (PDL) 515; *6) Luciano Rossi (PDL) 1.557; 7) Paolo Vella (PDL) 1.557;8) Silvana Comaroli (LNP) 1.556;9) Antonio Palmieri (PDL) 1.555; 10) Remigio Ceroni (PDL) 1.554.
* Ha votato 365 volte visto l’incarico di vicepresidente della Camera.* Ha votato 862 volte visto l’incarico di vicepresidente della Camera.* Ha votato 515 volte visto l’incarico di vicepresidente della Camera.
lunedì 17 novembre 2008
BRUNETTA: I fannulloni sono stati sempre difesi dalla sinistra sindacale
"Quanto nervosismo sui fannulloni a sinistra. E’ bastata una frase e ’apriti cielo’" . Cosi’ il ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta, ha risposto alle polemiche. "Se e’ vero che i fannulloni non sono ne’ di destra ne’ di sinistra ma si sono sempre configurati come una categoria eterna dell’opportunismo lavorativo, e’ altrettanto vero e dimostrato che un certo sindacalismo di sinistra ha sempre difeso i fannulloni anche quando questi erano indifendibili. E’ altresi’ vero che il sindacalismo di sinistra ha sempre rifiutato la meritocrazia, il controllo gerarchico, quello di produttivita’, premiare i migliori, punire gli opportunisti. Ribadiamo se i fannulloni non sono ne’ dei destra ne’ di sinistra, certamente i loro difensori si trovano nella sinistra sindacale piu’ o meno estrema. E questa anche oggi non ha perso occasione per segnalarsi. Do atto al partito democratico di essere stato coerente al Senato nella volonta’ di migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione".
sabato 15 novembre 2008
Forza Italia alle prese con il dilemma Cito
TARANTO - Forza Italia si interroga sul rapporto con AT6. Alleati o divisi alle elezioni provinciali? Le opinioni sono divergenti. C’è l’asse Guadagnolo-Introcaso che di accordo non vuol sentir parlare. Di contro ci sono i consiglieri regionali Tagliente e Salinari pronti a siglare il patto. Sulla loro linea sarebbe anche Aldo Condemi. Un gruppo consistente, da tenere d’occhio, perché se Tagliente non dovesse essere il candidato unico del centrodestra si potrebbe profilare una clamorosa scissione con preventivato apparentamento all’eventuale ballottaggio. E in caso di vittoria del candidato pidiellino, Tagliente potrebbe accontentarsi della vicepresidenza, con un assessorato in quota ad AT6. Ma chi potrebbe essere il candidato ufficiale del centrodestra nel caso di strada sbarrata a Tagliente? Fitto e Franzoso starebbero cercando una soluzione esterna ai partiti, una personalità fuori dalla mischia per superare le frizioni interne.
giovedì 13 novembre 2008
Scuola. Obiezioni e risposte.
Perché riformare la scuola?
Per distruggere definitivamente la scuola è sufficiente lasciarla come è oggi. In Italia si spende per la scuola come negli altri paesi europei. Negli ultimi dieci anni la spesa del Ministero dell’Istruzione è aumentata del 30%: da 33 miliardi di euro nel 1999 a 43 miliardi nel 2008. La spesa pubblica per la scuola è esplosa, senza miglioramento delle qualità, che è costantemente degradata. Per la scuola non si spende poco, si spende male. Gli otto miliardi di risparmio programmati per i prossimi tre anni non tagliano la spesa attuale ma evitano lo sfondamento del tetto dei 50 miliardi di spesa senza qualità: non si vuole spendere meno ma si vuole spendere meglio, investendo in innovazione, formazione, premi per i docenti meritevoli, edilizia scolastica. Non incidere sui meccanismi di spesa vuol dire assumersi la responsabilità del tracollo. Il piano del ministro Gelmini pone le premesse per un innalzamento della qualità del sistema di istruzione, innescando un circolo virtuoso: efficienza (stesso risultato a costi minori), maggiori risorse da investire, più qualità. Il governo si sta impegnando a fondo per rilanciare la scuola avendo come primo obiettivo quello di fornire agli studenti un’educazione di qualità.
Perché cambiare la scuola italiana se è vero che è una “eccellenza”?
E’ falso dire che la scuola elementare è una eccellenza e dunque non va cambiata. Se lo fosse davvero nelle scuole medie e superiori tantissimi ragazzi non farebbero errori di grammatica e ortografia da scuola elementare, saprebbero organizzare un discorso, progettare una tesina, conoscere il significato esatto delle parole. La scuola elementare italiana è stata una eccellenza ben prima della organizzazione per moduli a più maestri: infatti con il maestro unico l’Italia era al terzo posto nelle classifiche internazionali, con il “modulo” è scesa all’ottavo posto. La verità è che il modulo a più maestri è stato introdotto non per esigenze formative ma per aumentare il numero degli insegnanti mentre il numero dei bambini diminuiva a causa del calo demografico.
Perché il maestro unico o prevalente?
I bambini necessitano di un punto di riferimento chiaro e sicuro per la loro crescita personale e intellettuale. Un insegnante unico (o “prevalente”, perché restano gli insegnanti di inglese e religione) avrà maggiore attenzione per il bambino, saprà modulare e indirizzare la sua azione didattica tenendo conto delle diverse attitudini, interessi e capacità individuali. E’ così in tutti i Paesi d’Europa. Il maestro “prevalente” sarà un educatore, in grado di favorire la crescita integrale dell’alunno, aiutandolo a guardare e giudicare quel che lo circonda. Le famiglie in questo modo avranno maggiore sicurezza e gli insegnanti torneranno ad avere un ruolo definito ed autorevole, con responsabilità identificate e gratificanti. Da un punto di vista organizzativo, l’attuale insegnamento a modulo prevede tre docenti per due classi. Grazie al maestro prevalente si “liberano” insegnanti che saranno utilizzati per potenziare del 50% il tempo pieno.
E’ stato abolito il tempo pieno?
E’ falso dire che sparirà il tempo pieno e quindi tutti i bambini torneranno a casa alle 12.30.Il tempo pieno alle elementari sarà aumentato del cinquanta per cento, nel corso dei prossimi cinque anni, ridistribuendo i maestri che non saranno più impegnati nella compresenza in classe. Il servizio che riceveranno le famiglie non è diminuito, anzi sarà esattamente il contrario: le famiglie potranno scegliere l’orario settimanale più adatto alle loro esigenze e le singole scuole si organizzeranno in base alla loro domanda. Le famiglie che vogliono occuparsi dell'educazione dei propri figli in orario pomeridiano sceglieranno classi assegnate ad un unico insegnante e funzionanti con un orario di 24 ore settimanali, altre preferiranno gli attuali modelli a 27 e 30 ore settimanali o il tempo pieno, che è stato potenziato ed esteso.
E’ vero che saranno licenziati insegnanti?
Non sarà licenziato nessuno e nello specifico non saranno licenziati 100 mila insegnanti: semplicemente non saranno fatte nuove assunzioni e non saranno rimpiazzati gli insegnanti che andranno in pensione, perché sarà riorganizzato e reso più efficiente il lavoro del personale in servizio. In questo modo il personale della scuola passerà da 1.300.000 a poco più di 1.200.000 dipendenti entro il 2012. I risparmi ottenuti saranno reinvestiti nella scuola per i docenti più meritevoli, con premi individuali sino a 7 mila euro.
Perché l’educazione civica?
Lo studio dell’educazione civica mira a ridare alla scuola la sua funzione educativa. Conoscere i principi costituzionali è utile per l’educazione degli studenti italiani e per meglio integrare gli studenti stranieri e le loro famiglie: a scuola i ragazzi devono imparare a diventare dei cittadini consapevoli dei loro diritti e dei loro doveri. Nell’educazione civica rientra anche l’educazione ambientale, l’educazione a tenere corretti stili di vita e l’educazione stradale: ogni studente deve diventare più consapevole delle proprie responsabilità.
E’ stato ridotto il numero degli insegnanti di sostegno?
Non vi è stato alcun taglio che riguardi i docenti di sostegno. I criteri per determinare il numero di questa categoria di docenti sono stati definiti nell'ultima finanziaria del governo Prodi e non sono stati modificati. Per l'anno 2008-2009 sono stati attivati complessivamente 90.882 ruoli di sostegno, gli stessi dell'anno scolastico precedente.
Sono state chiuse le scuole nei piccolissimi centri?
Non è stata chiusa nessuna scuola nei centri isolati o montani, perché vale l’obbligo sociale di garantire a tutti il diritto all’istruzione. Rimane tuttavia da correggere con una migliore organizzazione l’anomalia italiana per la cui abbiamo un insegnante ogni 9,7 alunni mentre la media europea è di un insegnante ogni 12 allievi.
Perché i voti in pagella invece dei giudizi?
Negli ultimi anni i giudizi erano diventati confusi, pieni di termini a volte fumosi, incomprensibili, un giro di parole che portava l’attenzione al profilo psicologico invece di dire con chiarezza il livello di preparazione del singolo studente. Il ritorno ai voti è un elemento di chiarezza che misura in maniera precisa il profitto conseguito nelle singole materie, in modo che le famiglie possano realmente sapere come sta andando il figlio e meglio sostenerlo.Il voto è un elemento di ordine, di semplicità perché misura in modo immediatamente comprensibile il risultato: un 5 è un 5, un 7 è un 7.
E’ vero che d’ora in poi con una sola insufficienza gli alunni saranno bocciati?
E’ falso dire che d’ora in poi con una sola insufficienza gli alunni delle elementari e delle medie verranno bocciati . Secondo il decreto Gelmini, serve la sufficienza in ogni materia per essere promossi: questa non è una novità, perché anche con i giudizi occorreva essere “sufficiente” in tutte le discipline per non essere bocciati. Oggi come ieri, l’eventuale bocciatura non è automatica, perché la decisione finale spetta al consiglio di classe, che considererà il livello complessivo di apprendimento e la maturità raggiunta dallo studente.
Perché è stato ripristinato il voto in condotta?
E’ stato ripristinato il voto in condotta, che torna a fare media con i voti nelle materie scolastiche. Gli studenti saranno valutati non solo in base ai risultati conseguiti nelle singole discipline, ma anche in riferimento ai comportamenti che avranno tenuto in classe e a scuola. Nei casi di grave insufficienza nella condotta l’alunno non sarà ammesso all’anno successivo. Il voto in condotta serve a ribadire che la scuola non è solo un luogo dove si apprendono competenze ma anche un luogo educativo: è un deterrente contro il bullismo e dice con chiarezza che non è con il lassismo e il buonismo che si aiutano i ragazzi a migliorare e a capire che la scuola, come la vita, esigono impegno e dedizione.
E’ vero che volete smantellare la scuola pubblica italiana?
La situazione scolastica italiana è frutto dell’eredità del Sessantotto, che ha prodotto alcune cose che sono state alla base della distorsione del nostro modello formativo:
- l’idea che fosse vietato vietare e che l’autorità fosse un nemico da abbattere, che ha portato alla delegittimazione della funzione educativa del maestro
- la lotta alla selezione, che ha portato alla cancellazione del merito,di ogni possibilità di valutazione della crescita e dell’acquisizione delle conoscenze
- l’idea che la promozione sia un diritto e la bocciatura una punizione: si è confusa l’opportunità di studiare con il “diritto” a ricevere automaticamente un titolo di studio dopo un certo numero di anni, una sorta di anzianità scolastica.
- studenti che giudicano gli insegnanti: l’insegnante migliore non è più quello che è preparato ed esigente ma quello che promuovere senza nulla chiedere in cambio.
Quindi il nostro governo si sta impegnando a fondo per rilanciare la scuola avendo come primo obiettivo quello di fornire agli studenti una educazione di qualità. In questo quadro rientrano l’introduzione dell’educazione civica, del voto in condotta e del ritorno del voto al posto del giudizio, oltre al maestro “prevalente”, che consentirà di aumentare del 50% la scuola a tempo pieno e che verrà affiancato dagli insegnanti per lo studio delle lingue straniere e della religione. Abbiamo creato i presupposti per riqualificare la scuola statale, ridare dignità agli insegnanti e premiare il merito, creare più serietà in classe e riportare un clima di responsabilità, per gli studenti ed anche per le famiglie. Per i nostri ragazzi vogliamo una scuola che mi metta in grado non solo di apprendere ciò che è necessario per la loro vita futura ma possa anche educarli e accompagnarli in uno sviluppo armonico della loro personalità, permettendo a ciascuno di conoscere meglio se stesso e quindi di mettere a frutto i propri talenti.
Universitari in difesa dei baroni?
Lo sciopero indetto per venerdì dai sindacati dell'università al quale hanno puntualmente aderito le sigle studentesche di sinistra, politicamente non sta in piedi. La stessa cosa vale per l'alleanza studenti-docenti-Rettori che ha caratterizzato la protesta di piazza delle ultime settimane. In un sistema formativo al collasso come il nostro, non è credibile che le vittime (i giovani) scendano in piazza a braccetto con i baroni, i quali hanno sacrificato la scienza e la ricerca sull'altare del clientelismo e delle parentele. L'atteggiamento più miope, però, è sicuramente quello degli studenti, che invece di aspirare ad un ingranaggio mosso dal merito e il talento, si trovano a fare le sentinelle dei privilegi altrui.
Con le norme approvate nell'ultimo Consiglio dei Ministri, infatti, lo slogan contro il governo che secondo gli studenti "taglia e basta" senza investire, vale meno di zero. Basti pensare allo stanziamento di risorse destinate alle borse di studio (135 milioni di euro) e agli alloggi (65 milioni di euro). Si tratta di un primo, importante, rimedio al problema della stabilità per i fuori sede, spesso costretti a piegarsi al mercato degli affitti in nero. Uno studio pubblicato su Il Sole 24 Ore ha messo che gli studenti italiani hanno difficoltà a lasciare la famiglia per studiare: circa il 72% di essi, infatti, o sceglie una facoltà nella sua stessa città di origine, oppure preferisce affrontare il quinquennio da pendolare quotidiano, senza trasferirsi in un'altra città. Questi dati confermano che è giunta l'ora di investire sui servizi per gli studenti, mettendo un freno alla proliferazione delle cattedre. A tal proposito, è significativo il dato che quantifica nel 32,6% l'aumento delle assunzioni di cui hanno beneficiato i professori ordinari in otto anni, pari a tre volte quello di crescita della popolazione studentesca. Uno squilibrio che non poteva restare senza sanzione. Ora la sanzione, sottoforma di una buona riforma, è arrivata. Peccato che a non capirlo sia una parte minoritaria degli studenti, la più rumorosa.
mercoledì 12 novembre 2008
TREMONTI: Aiuteremo le famiglie e le imprese
Vi proponiamo l’intervento di Giulio Tremonti, svolto alla Camera dei deputati l’11 novembre 2008, durante la discussione della legge Finanziaria.
La legge finanziaria per il triennio è basata sul presupposto di una crisi in arrivo e in intensificazione. Già in quest’Aula abbiamo fatto notare, in tante forme, quanto sia stata ragionevole la scelta di anticipare la finanziaria e di stabilizzarla su tre anni rispetto a una crisi in arrivo. Lo scenario di una crisi con la finanziaria aperta, forse, sarebbe stato avverso al Paese. Lo spirito con cui stiamo ora qui votando e valutando la finanziaria è uno spirito costruttivo che, mi pare, in qualche modo, anticipa e traguarda quella che potrebbe essere, per la prossima sessione di bilancio, una corretta sessione di bilancio, come se già noi, qui, stessimo realizzando una riforma della legge di bilancio e finanziaria. È in questa logica che il Governo ha non solo fatto propri contributi importanti venuti dalla discussione in Commissione, ma ha anche fatto propri, nei limiti della compatibilità, alcuni elementi di proposta provenienti dall’opposizione. In particolare, mi riferisco alla clausola di restituzione fiscale sul 2009, basata sul principio di precauzione dell’effettiva disponibilità di risorse oltre quelle stimate e sulle procedure di definizione del contratto del pubblico impiego.
lunedì 10 novembre 2008
Sicurezza nelle scuole: circa 10 mila edifici scolastici non sicuri
Nel provvedimento sulla scuola approvato definitivamente al Senato lo scorso 29 ottobre 2008, vi è anche compreso un articolo (per la precisione il 7 bis) di cui poco si è parlato e che riguarda l’importantissimo piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici a cui è destinato un importo non inferiore al 5% delle risorse stanziate per il programma delle infrastrutture strategiche (totale risorse euro 20 milioni come da articolo 36, comma 3, legge finanziaria 2008).
domenica 9 novembre 2008
Decreto università
Il ministro Mariastella Gelmini
«Il Cdm ha varato le linee guida per l'universitá e ha approvato anche un decreto legge. Preciso subito che si tratta di due documenti distinti. Le linee guida rappresentano un documento programmatico e di legislatura, che offriamo al dibattito con il mondo accademico ma che sará oggetto di discussione anche in Parlamento, nelle commissioni e in Aula».
«Non ci sarà il blocco dei concorsi già banditi. Cambierà, però, il meccanismo per la composizione delle commissioni di valutazione, dettato dal sorteggio. Questa la motivazione del ricorso alla decretazione d'urgenza».
500 milioni di euro alle università migliori
500 milioni di euro saranno destinati alle università con la produzione scientifica, l'organizzazione e la qualità didattica migliori.
Niente assunzioni nelle università con bilanci in rosso
Da oggi le università con bilanci in perdita non potranno bandire concorsi per docenti o personale amministrativo.
La norma pone un freno alle gestioni finanziarie sconsiderate di alcune università.
Finanziamenti a chi elimina corsi inutili e sedi distaccate
Saranno premiate con più finanziamenti, trasferiti direttamente dal ministero, le università che ridurranno sedi distaccate non funzionali e corsi di laurea in eccesso rispetto alle reali esigenze formative degli studenti e alle richieste del mondo del lavoro.
Dal 2009 tremila ricercatori in più
Stanziati 150 milioni di euro per favorire il turn over. Obiettivo: favorire l'assunzione di giovani e diminuire l'età media dei docenti italiani. Incentivi alle università, dunque, per favorire il pensionamento e l'assunzione di giovani docenti.
Le università infatti potranno anche decidere di fare entrare solo giovani ricercatori arrivando quindi a 2 giovani ricercatori per ogni docente in pensione. Almeno il 60% delle assunzioni devono essere destinate ai nuovi ricercatori e le università che rinunceranno a trattenere i docenti oltre i 70 anni di età possono raddoppiare il numero dei posti per ricercatori.
Stop ai concorsi pilotati
Sarà eletto un pool molto ampio di professori all'interno del quale poi saranno estratti a sorte coloro che faranno parte della commissione che giudicherà. Si evita così il rischio di predeterminare l'esito dei concorsi e si incoraggia un più ampio numero di candidati a partecipare. Mentre prima la commissione era formata da 1 membro interno e 4 membri eletti.
Nessun blocco delle assunzioni per gli enti di ricerca
Gli enti di ricerca sono esclusi dal blocco delle assunzioni che e' entrato in vigore per tutte le amministrazioni pubbliche.
Concorsi ricercatore fuori dal turn over
I bandi di concorso per posti da ricercatore già banditi sono esclusi dal turn over. 2.300 ricercatori dunque saranno esclusi dal blocco del turn over.
Soldi per le borse di studio
Per la prima volta in Italia tutti gli aventi diritto avranno la borsa di studio. L'incremento di 135 milioni di euro sarà destinato ai ragazzi capaci e meritevoli, privi di mezzi economici.
Oggi 180.000 ragazzi oggi sono idonei a ricevere la borsa di studio e l'esonero dalle tasse universitarie, ma solo 140.000 li ottengono.
Via libera a nuove residenze universitarie
65 milioni di euro per nuove residenze universitarie. 1.700 posti letto in più per gli studenti.
Il disegno di legge
Fin qui il decreto. Anche la riforma, che sarà presentata come disegno di legge, avrà le stesse caratteristiche. Al centro ci saranno gli studenti e la ricerca, non l'apparato accademico e burocratico. Sono previste lezioni e laboratori in lingua straniera, prestiti d'onore per gli studenti, valutazione periodiche dell'attività dei docenti.
Al tempo stesso la riforma metterà fine ai corsi di laurea fasulli, ai bilanci allegri, alle carriere prefabbricate, ai precariati a vita. Le università potranno scegliere se darsi la forma di fondazione, aprendosi anche a capitali esterni oppure restare interamente pubbliche: nessuna "privatizzazione selvaggia", ma criteri di responsabilità. Gli atenei dissestati saranno commissariati e ogni euro sottratto agli sperperi verrà investito nella ricerca.
sabato 8 novembre 2008
I FATTI DEL BUONGOVERNO: L'università della meritocrazia
Riforma nel segno della meritocrazia
Il Consiglio ha approvato un decreto-legge in materia di diritto allo studio, valorizzazione del merito e qualità del sistema universitario e della ricerca. In particolare il decreto-legge contiene disposizioni finalizzate a:
1.favorire il reclutamento di giovani ricercatori nelle Università;
2.incentivare con una quota significativa del finanziamento statale (7%) le Università che, sulla base di parametri oggettivi di valutazione, favoriscono la ricerca ed il merito;
3.prevedere parametri oggettivi per la valutazione dei professori e dei ricercatori e per la formazione delle Commissioni di valutazione;
4.stanziare nuove risorse per favorire la realizzazione di residenze universitarie e consentire a tutti i capaci e meritevoli aventi diritto di usufruire delle borse di studio.
Dopo l’approvazione delle misure più urgenti contenute nel decreto-legge, il Ministro Mariastella Gelmini ha presentato al Consiglio le linee guida per l’Università’, che costituiranno i contenuti di un ampio disegno di legge di prossima presentazione al Parlamento ed i cui capisaldi saranno: autonomia degli Istituti, responsabilità degli operatori e riconoscimento del merito.La riforma dell’Università presentata ieri è uno di quegli atti che caratterizzano l’azione di un governo e di un’intera legislatura. Un fiore all’occhiello per la maggioranza ed il Paese. Speriamo che stavolta anche l’opposizione faccia la propria parte rinunciando a qualche vecchio slogan di piazza e qualche consenso di giornata. Stavolta non ci sono più alibi.“Meritocrazia contro il declino”. Prendiamo in prestito il titolo dell’editoriale del Sole 24 Ore. Ne citiamo le prime righe: “Il governo sta imboccando la strada giusta per rinnovare il capitale umano, dando spazio ai giovani, introducendo norme selettive per il loro ingresso nell’università, e bloccando il reclutamento in quegli atenei che spendono per il personale più del 90% dei fondi statali”.
Dalla parte dei giovani. Questo è il senso sia del decreto approvato dal governo, con le misure più urgenti, sia delle linee guida della riforma organica dell’università e della ricerca. Tutte le misure sono dalla parte dei giovani, contro le vecchie baronie accademiche e gli sprechi. Il merito e la ricerca sono al centro del decreto e della futura riforma, oltre ad interventi di sostegno economico per studenti meritevoli e per l’edilizia scolastica.“Una prova di coraggio”. Così la definisce il Corriere della Sera. “È una prova di coraggio quella del ministro dell’Istruzione di insistere su una delle riforme di cui l’Italia ha bisogno. Senza iattanza e arroganza, tenendo aperto il canale del dialogo, ma senza rimandare il tutto alle calende greche”.
Stop ai concorsi pilotati. Il decreto mette fine al malcostume dei concorsi a cattedre con l’esito prefabbricato. Il governo aveva di fronte due soluzione: o bloccare i concorsi già indetti per i prossimi giorni, sostituendo le commissioni con una graduatoria nazionale, rischiando però di paralizzare la vita accademica; oppure modificare le commissioni che finora, con il criterio delle terne (un “barone” più tre professori scelti da lui), hanno consentito gli scambi di favori tra una commissione e l’altra. Da oggi al docente che ha indetto il concorso se ne affiancheranno quattro estratti a sorte in una rosa di dodici eletti.
Tremila ricercatori in più. Dal 2009 le università si apriranno a 3.000 nuovi ricercatori: due per ogni accademico che andrà in pensione. Finora valeva il criterio opposto: gli atenei offrivano incentivi ai docenti che si trattenevano oltre l’età di pensionamento bloccando le carriere dei giovani. Ovviamente si agirà in maniera da non rinunciare, tra gli ordinari, ai talenti che vale la pena trattenere.
Responsabilità sui conti in rosso. Ma le università con i bilanci pesantemente in deficit non potranno bandire concorsi per docenti e personale amministrativo. Finora molti atenei hanno agito con il criterio delle vecchie partecipazioni statali: conti in dissesto e ripianamento a piè di lista da parte dello Stato. Le cause sono varie: dal proliferare dei famigerati corsi di laurea inutili, buoni solo per conservare qualche cattedra, alle spese per attività che nulla hanno a che fare con la didattica. D’ora in poi tutti saranno responsabili dei loro budget.
Premi ai migliori. Viceversa gli atenei virtuosi sul piano amministrativo ma soprattutto con una migliore produzione scientifica verranno premiati, intanto con uno stanziamento di 500 milioni di euro.Soldi per le borse di studio. Dei 180 mila giovani meritevoli di un sostegno economico, ben 40 mila si sono finora dovuti arrangiare. I fondi finivano infatti nel tritatutto dei bilanci delle università. Ora interverrà il governo con un finanziamento diretto di 150 milioni, per garantire la borsa di studio a chiunque la meriti.
Via libera alle residenze universitarie. Se qualcuno ha visitato qualche università straniera avrà notato come accanto alle aule esistano da sempre le strutture destinate ad accogliere gli studenti fuori sede. Camere, servizi, aree per il tempo libero. Da noi non si è mai fatto nulla, o quasi, costruendo enormi università senza neppure un posto letto, anche dove (esempio, Tor Vergata a Roma) non sarebbe mancato lo spazio. Tutto ciò ha prodotto un mercato nero dei posti letto, spesso incentivato dall’interno delle università. Ora il governo inizia a bloccare questo malcostume: i primi 65 milioni di euro serviranno a 1.700 posti letto nei campus. E da qui in avanti nessuna nuova università, e nessuna nuova facoltà negli atenei esistenti, potrà sorgere senza strutture per i fuori sede.
La riforma mette al centro gli studenti. Fin qui il decreto. Anche la riforma, che sarà presentata come disegno di legge, avrà le stesse caratteristiche. Al centro ci saranno gli studenti e la ricerca, non l’apparato accademico e burocratico. Sono previste lezioni e laboratori in lingua straniera, prestiti d’onore per gli studenti, valutazione periodiche dell’attività dei docenti.
Fine degli sprechi. Al tempo stesso la riforma metterà fine ai corsi di laurea fasulli, ai bilanci allegri, alle carriere prefabbricate, ai precariati a vita. Le università potranno scegliere se darsi la forma di fondazione, aprendosi anche a capitali esterni oppure restare interamente pubbliche: nessuna “privatizzazione selvaggia”, ma criteri di responsabilità. Gli atenei dissestati saranno commissariati e ogni euro sottratto agli sperperi verrà investito nella ricerca.
BERLUSCONI: Ridicole le polemiche sulla telefonata a Obama
“Le critiche del Pd sono la dimostrazione che l’opposizione non ha niente da fare. Si rassegnino, ci lascino governare, non siamo continuamente in campagna elettorale. Con Obama ci siamo sentiti al telefono quando sono stato a Washington per il Columbia Day, quando sono stato ricevuto con tutti gli onori. In questi due giorni, non l’ho sentito perche’ ero impegnato a Mosca e poi sono stato 3 ore in viaggio. Dunque, e’ semplicemente, assolutamente ridicolo: prima mi si da’ dell’amerikano con la K e ora mi si rimprovera di non aver telefonato a Obama". Lo ha affermato il nostro presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, durante la conferenza stampa al termine del Consiglio europeo straordinario di Bruxelles.
venerdì 7 novembre 2008
P. A: Brunetta, calo assenze 45- 46%
Con un risparmio di 400- 500 milioni di euro
GELMINI: Razionalizzeremo i corsi di laurea e premieremo gli atenei virtuosi
"Rimane il taglio del 2010 però abbiamo un anno, forse anche più di tempo, per cominciare un percorso di riforma. Il governo si rende conto che è un taglio impegnativo ma riteniamo che dalla razionalizzazione dei corsi di laurea, che non vuol dire impoverimento dell’offerta formativa ma semplicemente l’andare ad eliminare i corsi inutili, quelli con un unico studente, e anche da un utilizzo migliore delle risorse, noi abbiamo la possibilità di realizzare risparmi e rendere quel taglio meno doloroso.
Lo ha affermato il ministro per l’Istruzione Maria Stella Gelmini, nella conferenza stampa a palazzo Chigi al termine del Cdm che ha approvato il decreto e le linee guida sull’Università.
La Gelmini ha invitato a considerare il 2009 l’anno "in cui l’attenzione non va posta sull’aspetto finanziario, ma sulla necessità di cominciare un percorso di riforma, con maggiore consapevolezza nelle Università. E questo percorso noi lo vorremmo avviare sapendo che la scadenza del 2010 è significativa: ma un anno di tempo ci può aiutare ad aumentare la percentuale della risorse allocate sulla base della qualità della ricerca, e l’eliminazione di sede distaccate e corsi inutili possono portare risorse da reinvestire nell’Università".
Le quattro riforme per l’universita’ riguarderanno il reclutamento dei docenti, il dottorato di ricerca, il sistema di valutazione e la governance. L’idea del governo e’ quella di tradurli in altrettanti ddl. Il ministro ha ribadito la volonta’ di dialogare con le parti in causa, "anzi con tutto il Paese" e per questo ha fatto "un appello a tutti quelli che vogliono dare un contributo". La Gelmini ha inoltre posto l’accento sul fatto che "c’e’ tutto il tempo per elaborare una proposta di riforma. Vogliamo compiere delle scelte condivise, senza pero’ posticipare all’infinito la riforma". Il governo si muovera’ su una "linea di confronto e condivisione", per compiere "scelte coraggiose": "Abbiamo il tempo di una legislatura".
Sabato a Bari convegno Calderoli-Fitto
BARI - L'appuntamento con il federalismo e le conseguenze per lo sviluppo del territorio pugliese e meridionale. Le novità che attendono il Mezzogiorno ed i possibili percorsi. Questi i temi di Federalismo e Sviluppo del Mezzogiorno: idee per il cambiamento, convegno-dibattito organizzato da Cantiere Puglia ed in programma sabato 8 novembre alle ore 10:30 presso l’Hotel Palace di Bari.
L'apertura dei lavori è affidata al docente ordinario di Diritto Costituzionale Comparato Luigi Melica. Sono previsti gli interventi del Ministro per la Semplificazione Normativa Roberto Calderoli, del Ministro per i Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto, dei senatori Mario Baldassarri e Nicola Latorre. Intervengono inoltre il deputato Simeone Di Cagno Abbrescia, il presidente di Confindustria Puglia Nicola De Bartolomeo, il presidente dell’ente Fiera del Levante Cosimo Lacirignola, il presidente di Cna Puglia Giovanni Brigante, l'amministratore unico di Seap Domenico Di Paola, il presidente di Anci Puglia Michele Lamacchia, il docente ordinario di Diritto Costituzionale Aldo Loiodice, il docente ordinario di Diritto Amministrativo Pierluigi Portaluri, il docente ordinario di Diritto Costituzionale Vincenzo Tondi Della Mura e l'imprenditore Antonio Quarta. Chiusura dei lavori affidata al presidente del comitato scientifico di Cantiere Puglia Adriana Poli Bortone.
"L'approvazione del disegno di legge sul federalismo fiscale – spiega Adriana Poli Bortone – non rappresenta solo una fase di realizzazione del programma di Governo, ma costituisce un’occasione per riflettere e ri-pensare all’attuazione dell’intero Titolo V della Costituzione. «Federare» significa «unire», creando coesione attraverso un patto di mutuo consenso. Il federalismo non può dunque essere la premessa di divisioni e steccati tra le diverse Regioni del Paese. Anche se mai come in questo momento storico preme avere regole chiare e soprattutto misure capaci di premiare chi è virtuoso e penalizzare chi non lo è, promuovendo una sana «competizione» tra i territori. In tale prospettiva – continua – lo sforzo del Governo a porre le Regioni sullo stesso piede di partenza è chiarissimo. Sulla base di queste considerazioni riteniamo che l’eccellente lavoro compiuto dai Ministri Calderoli, Bossi, Fitto e Tremonti e dall’intera compagine governativa possa anche essere migliorato attraverso le opportune integrazioni operanti in tali direzioni. La riforma del federalismo fiscale, è, infatti, ancora condizionata dall’effettivo varo del federalismo istituzionale e dalla definitiva realizzazione del principio di sussidiarietà. Trattasi di profili indispensabili al funzionamento delle regole sul federalismo fiscale. Non può inoltre negarsi che il «successo» della riforma non potrà scaturire (solo) dalla capacità coercitiva della legge, ma sarà affidato alla responsabilità degli Amministratori locali, ossia dei soggetti esponenziali dei reali centri di imputazione delle novità introdotte dalla novella costituzionale e dalle sue fonti applicative. Sarà la capacità di emancipazione delle Regioni e degli enti locali, infatti, a determinare il buon esito delle norme e ad impedire - conclude Adriana Poli Bortone – che un’opportunità di crescita si trasformi in un motivo di ulteriore divario tra le differenti aree del Paese».
[La Gazzetta del Mezzogiorno]
giovedì 6 novembre 2008
Un'udienza al mese, anzi due
Le Corti d'appello per il settore civile e del lavoro tengono mediamente un'udienza al mese; quelle penali la bellezza di due; con questi numeri e a causa di questi numeri, in talune realtà territoriali le udienze vengono rinviate al 2014.
martedì 4 novembre 2008
CICCHITTO: Obama è simpatico ma bisogna vederlo all'opera
"Dando per scontato che il governo italiano avra’ un ottimo rapporto con il prossimo presidente degli Usa, quale che sia, voglio aggiungere due cose. Reputo del tutto provinciale l’operazione tentata da Veltroni, che, essendo in difficolta’ in Italia, fa adesso, alla rovescia, l’operazione che i comunisti italiani facevano con il mito dell’Urss, per cui, secondo lui, se vincesse Obama, allora il Pd, al suo rimorchio, ne trarrebbe grandi vantaggi". Lo ha affermato il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto che ha spiegato. "Vedo anche che, dall’altro lato, nel centrodestra vengono fatte dichiarazioni pro Obama, fra le quali una, come al solito assai intelligente, di Sandro Bondi. Visto che siamo in una paradossale fase di dichiarazione di voto anche qui in Italia, a mia volta dichiaro di astenermi. Obama risulta molto simpatico per come appare in televisione e nel rapporto con la gente. E’ certamente una straordinaria operazione mediatica ed esprime il ’nuovo’, ma su alcuni temi decisivi, dalla politica estera alla politica economica non si capiscono quali sono le sue impostazioni di fondo. Di conseguenza, aspetto di vederlo all’opera se, come e’ probabile ma non totalmente certo, vincesse le elezioni".
sabato 1 novembre 2008
Perché i Baroni cavalcano la protesta
La riforma che non esiste
La situazione delle nostre università è paradossale: studenti e professori infatti contestano contro una riforma che ancora non esiste. Esistono, è vero, i tagli, ma non sono drammatici: in media il 3% l’anno (1,4 miliardi in cinque anni su una spesa complessiva di circa 10 miliardi l’anno). Si parte da tagli quasi nulli nel 2009, mentre poi le riduzioni diverranno via via crescenti per raggiungere la media del 3% nell’arco di un quinquennio. Un taglio non certo terribile, dunque, visto che la stessa Conferenza dei rettori ha riconosciuto che in Italia la spesa per studente è più alta che in Francia e in Gran Bretagna.
Promozioni automatiche
Ma i baroni universitari cavalcano la protesta per mantenere intatto il loro potere. Un esempio? Nei prossimi mesi si svolgeranno nuovi concorsi per settemila posti in più fra ricercatori e professori (ordinari e associati). I 4 mila posti di professore saranno semplicemente promozioni automatiche di persone che sono già da anni dentro le università, e i concorsi saranno rigorosamente finti, con buona pace di qualsiasi giovane ricercatore che voglia far valere le proprie qualità.
10 anni ipotecati
Ebbene: se questi concorsi andranno in porto, si potrà smettere di parlare della riforma dell’università, perché per dieci anni non ci sarà più posto per nessuno e ai nostri studenti migliori non rimarrà che andare all’estero. Lo stesso Umberto Eco, invitato all’università di Siena, ha bacchettato gli studenti contestatori dicendo: “I tagli danneggiano più i professori che voi, è molto curioso che facciate una battaglia del genere per i baroni”.
I giuslavoristi
La politica finora non ha mai affrontato il problema dei concorsi universitari e del sistema moltiplicatore di cattedre e degli insegnamenti, nonostante gli allarmi lanciati di tanto in tanto dall'interno degli atenei. Qualche anno fa fu Gino Giugni, padre dello Statuto dei lavoratori, a sollevare il problema con un articolo sul Corriere della Sera. Giugni, riferendosi a quella parte di mondo accademico - i giuslavoristi - che conosceva di più, rivelava: "C’è una gestione combinata nella selezione dei giovani studiosi". Ma a mettere il dito sulla piaga fu Pietro Ichino, oggi deputato del Pd e professore all'università statale di Milano: "Una cupola regola i concorsi universitari per le cattedre di diritto del lavoro. Solo chi si sottomette alle regole della cooptazione può vincere".
La "cupola" dei baroni
Le denunce di Giugni ed Ichino hanno prodotto un dossier raccolto dalla Guardia di Finanza che contiene decine di dichiarazioni a verbale di professori universitari stanchi di dover fare i conti con un vero e proprio trust di cattedre e concorsi. Achille Serra, ex commissario anticorruzione e ora deputato del Pd, confermò l'anno scorso che la situazione di "parentopoli" nelle università italiane è gravissima. Nei fascicoli inviati dal commissario anticorruzione alla procura di Roma si traccia l'organizzazione di una vera "cupola" formata da "baroni" che regolerebbe cattedre e concorsi nelle università italiane, attraverso, soprattutto, le commissioni di esami, che vengono costituite in modo tale che "a vincere sia sempre il candidato della facoltà universitaria che ha bandito il concorso e che è sostenuto dal professore della cattedra, componente la commissione".
La Guardia di Finanza, da parte sua, ha preso in esame una cinquantina di bandi appurando che l’80 per cento di quanti avevano fatto domanda ai concorsi si erano ritirati prima degli esami e quasi tutti quelli che li avevano superati avevano svolto attività nella stessa università che aveva bandito il concorso. Una vera e propria cooptazione, dunque, in cui non c’è spazio per la meritocrazia. E poi sarebbe il governo a far fuggire i nostri giovani ricercatori all’estero…!!!